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I limiti della conoscenza soggettiva

Perché ci ostiniamo a credere che la vita sia tutto quello che sappiamo di essa? Non consideriamo nemmeno che la vita possa essere molto di più…

In che modo abbiamo conosciuto i valori della vita? Perché pensiamo di non dover indagare andando magari oltre le proprie considerazioni? Il totale della memoria, ossia il deposito della conoscenza di ognuno di noi, è frutto di esperienze personali e non. Capiamoci meglio. Ci leghiamo ad una persona a noi cara, dopo qualche tempo ci delude e questa delusione ci insegna che le relazioni non durano per sempre. Questa è un’esperienza personale che ha segnato la memoria. Ora consideriamo un’esperienza che è nella nostra memoria ma che non ci appartiene. Siamo a conoscenza, quindi non consapevoli, che in Afghanistan c’è la guerra, i giornali ne parlano e i politici nonostante complici cercano le soluzioni. Questa esperienza entra nel campo della memoria senza farne esperienza diretta, come si comporta la psiche nella realtà? C’è la guerra in un paese lontano, ci dicono che sono persone pericolose, ma noi non ne sappiamo molto della questione. Come ci comportiamo? Cosa pensiamo? In che modo affrontiamo la realtà?

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La nostra memoria è per il di più fatta di esperienze altrui, colma di aneddoti e vicende date per racconto, e con questo fardello ce ne andiamo in giro convinti di sapere cos’è la vita. Come possiamo pensare di conoscere l’essenza della vita se non conosciamo neppure noi stessi e di cosa siamo fatti…? Non stiamo dicendo che per fare esperienza bisogna andare in Afghanistan ed assistere alla guerra per conoscere la vita, stiamo semplicemente dicendo che in uno stato normale pensiamo di sapere cos’è la guerra e il perché essa versa anche senza saperne nulla di concreto. Così è anche con l’amore.

Un uomo intelligente considera i limiti che lo coinvolgono indirettamente e direttamente. Si pone alcune domande prima di prendere sul serio alcuni dettagli presenti nella propria memoria inconscia. Non da niente per scontato, è sempre in cerca di espedienti che possano completare l’esperienza di una determinata cosa, alla quale in seguito può essere utile alla sperimentazione della vita. Questa categoria di uomini intelligenti, non per professione, non parla per sentito dire, non ha bisogno di prevalere o apparire, non vive per sopravvivere, non lavora per vivere, non fa sesso per i sensi e le pulsazioni, egli semplicemente esplora ciò che è dentro e fuori di sé. Prendete sul serio questi incresciosi fatti presenti in ognuno di noi, non tralasciamo niente, non consideriamo in fretta, perché le nostre vite sono alla deriva e noi presto annegheremo senza nemmeno accorgercene.

Bisogna stabilire uno stato di attenzione assoluta verso ciò che è, attenti al moto della vita e in che modo io partecipo. Vigili, svegli, centrati, affinché niente che arrivi dalla memoria possa limitarci nelle relazioni, nel lavoro, nella vita in generale. Non considero, non giudico, non mi lamento, non faccio più la vittima, d’ora in poi sarò responsabile. Quando si è attenti, svegli, questo accade nell’uomo intelligente.

 

Buona Giornata, Antonio.

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